la vita di giordano bruno
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Giovanni Calvino
Giovanni Calvino


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Veduta di Ginevra
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La situazione politica

Calvino

Ginevra conobbe fin dal Medioevo forme di autogoverno cittadino. Nel 1387 il vescovo Adhémar Fabri concede ai suoi concittadini importanti diritti, fra cui quelli di amministrare la città e di praticare il prestito a interesse. L'autonomia cittadina viene minacciata, nel Quattro-Cinquecento, dai Savoia che possiedono il territorio circostante. La borghesia ginevrina, fiorita durante il Quattrocento grazie allo sviluppo commerciale e bancario, costringe il vescovo filo-sabaudo ad abbandonare la città nel 1533. Vi si insedia quindi il riformatore francese Guillaume Faurel, cui si affianca, nel 1536, Calvino. Vinta l'opposizione dei “libertini politici” (da non confondere con i libertini religiosi e con il libertinismo filosofico) ricorrendo anche all'esilio e alle condanne a morte, Calvino riesce infine, con le Ordonnances ecclésiastiques del 1541, ad imporre alla città un nuovo assetto costituzionale in senso teocratico. Solidamente organizzata, Ginevra riesce a respingere tutti i tentativi sabaudi di conquista, ricorrendo all'aiuto della Francia (1570) e di Berna e Zurigo (1584). Nel 1602 le verrà concessa l’indipendenza.




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