la vita di giordano bruno
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Clemente VIII
Clemente VIII

Tommaso Campanella
Tommaso Campanella


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Roma
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La lettura delle opere

Gli interrogatori stricte

Dal marzo del 1595 al dicembre del 1597 apparentemente il processo entra in una fase stagnante.
Era stata avviata l’opera dei censori, incaricati di leggere con attenzione tutte le opere di Bruno che fosse possibile rinvenire, per estrarne temi di incriminazione. In questo senso, Bruno subisce, su alcuni punti controversi, degli interrogatori stricte (cioè con tortura) per fargli ammettere gli errori.La difficoltà del reperimento degli scritti bruniani, tuttavia, non è sufficiente a spiegare le lungaggini processuali. C’era, certamente una certa inerzia da parte dei giudici, dal momento che, ormai era chiaro che Bruno non si sarebbe sottratto almeno alla pena di una lunghissima detenzione. Contemporaneamente c’era l’urgenza di dar corso alle cause che in quel periodo si moltiplicavano, e che vedevano altri imputati “eccellenti” come Francesco Pucci, Giambattista Clario, Ottavio Longo, Tommaso Campanella, Colantonio Stigliola.
Per tredici mesi fu come se ci si fosse dimenticati di Bruno, tanto che sembra egli stesso sollecitare una ripresa e una definizione della sua causa.
Quando, agli inizi del 1598, fu approntato un Sommario definitivo del processo, si assentano da Roma, per circa otto mesi, Clemente VIII e, al suo seguito, il Cardinale Bellarmino, il cui intervento, seppur tardivo, sarà determinante per la conclusione del processo.




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