Nuove testimonianze
I giudici leggono le opere di Bruno
I testimoni che verranno ascoltati, dopo che la denuncia di
fra Celestino aveva dato nuovo impulso al processo contro Bruno, sono dei compagni di prigionia del Nolano a Venezia. Si tratta del carmelitano fra Giulio da Salò, del “marangone” Francesco Vaia, un povero falegname ignorante che considerava le domande dell’Inquisizione troppo al di sopra delle sue capacità di comprendonio, di Matteo de Silvestris, che depose in senso malevolo verso Bruno, senza però addurre prove di rilievo, e di Francesco Graziano. Soprattutto dalla prima e dall’ultima testimonianza si traggono elementi di conferma alle
accuse del Mocenigo.
Conclusa con l’escussione dei nuovi testi la fase intruttoria, dal gennaio a marzo del 1594 c’è la fase del cosiddetto processo ripetitivo, in cui si ripercorrono tutte le fasi del processo, a partire dall’inizio, e tutte le testimonianze vengono riascoltate e vagliate. Copia del processo viene consegnata a Bruno, che nel giugno dello stesso anno prepara la sua difesa.
Nel frattempo però un ulteriore elemento viene acquisito: Giovanni Mocenigo fa pervenire ai giudici romani una copia del
Cantus Circaeus, l’opera bruniana in cui vengono rivolte pesanti accuse al
pontefice.
Ora il processo ordinario potrebbe considerarsi concluso, ma a questo punto e considerata la nuova circostanza, prima di emettere la sentenza i giudici decidono di
leggere le opere del Bruno. Un’operazione lunga che li impegnerà dal marzo 1595 al dicembre 1597.