la vita di giordano bruno
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Giovanni Calvino
Giovanni Calvino


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Veduta di Ginevra
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La scomunica calvinista

Bruno lascia Ginevra

In questo caso la pena inflitta a Bruno è ben più grave della precedente: gli viene infatti interdetto di partecipare alla “santa cena”, che equivaleva a una vera e propria scomunica. Va ricordato che la zelante partecipazione alla cena era considerata da Calvino nientemeno che uno dei segni dell'elezione divina. Anche stavolta Bruno è costretto a chinare la testa: chiede umilmente perdono e viene quindi riammesso, il 27 agosto, alla cena.
Umiliato, costretto a pubbliche ammende e a chiedere scusa a chi invero non se la meritava affatto, dopo solo pochi giorni dalla sua riammissione Bruno lascia Ginevra. E, alla luce dei fatti, quello che racconterà ai giudici corrisponde alla sostanza della sua partenza, anche se si guardò bene dal parlare della sua adesione, travagliatissima e per motivi esclusivamente pratici, al calvinismo: «Ma essendome detto ch'io non potevo star lì lungo tempo, s'io non me rissolvevo de accettar la religione di essa città, altrimente che non haverei havuto sussidio alcuno da loro, me rissolsi de partir».




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