Bruno e Sanches
Il rapporto con un “asino”
L’unica testimonianza a noi nota dei rapporti fra Bruno e l’ambiente accademico tolosano è costituita da una dedica a lui rivolta dal filosofo portoghese
Francisco Sanches (che in quegli anni insegna appunto a Tolosa) sul frontespizio di un esemplare – ora conservato presso la Biblioteca Universitaria di Wroclaw – della prima edizione del suo
Quod nihil scitur, pubblicato a Lione proprio nel 1581.
È molto probabile che Bruno abbia conosciuto direttamente Sanches negli anni del comune soggiorno tolosano, anche perché la dedica a «Jordano Nolano Philosopho Acutissimo» rivela in qualche modo, oltre che un profondo rispetto intellettuale, anche una certa familiarità e dimestichezza fra i due filosofi. Ma la dedica di Sanches è accompagnata, nello stesso frontespizio, da una nota manoscritta di Bruno di tutt’altro sapore. Il Nolano scrive infatti: «Mirum quod onager iste se appellat doctorem».
L’appellativo di “asino” – lemma che riveste, insieme a tutta la sua area semantica, un ruolo cruciale nella riflessione religiosa, etico-politica e linguistica di Bruno – è certo attribuito da Bruno a Sanches per la sua presa di posizione favorevole allo scetticismo, filosofia combattuta frontalmente dal Nolano – sopratutto nella
Cabala – per il suo carattere intrinsecamente “ozioso”, per la sua rinuncia, programmatica e definitiva, a cercare e ad attingere una forma compiuta di scienza, di sapere, di verità.
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