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Enrico IV
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Caterina de' Medici
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Il Quod nihil scitur di Sanches

Il primato del senso

Pubblicato a Lione nel 1581, il Quod nihil scitur del filosofo e medico portoghese Francisco Sanches è testimone di una singolare alleanza in chiave antiaristotelica tra elementi empiristici, riconducibili alla formazione medica del filosofo, e cautele scettiche. Estraneo alla riscoperta rinascimentale di Sesto Empirico, ma bene informato sulle altre fonti greche e latine della scepsi (da Plutarco a Diogene Laerzio a Cicerone), Sanches, criticando da un punto di vista epistemologico la teoria aristotelica della dimostrazione, propone di sciogliersi dalle “reti” del sillogismo, tornando alla conoscenza diretta, empirica delle cose, e privilegiando la percezione sensibile immediata: «La nostra conoscenza più certa deriva dal senso – scrive – la più incerta dalla ragione».
Sia pure con tutte le difficoltà che impediscono agli uomini di attingere conoscenze vere, a partire da una esperienza sensoriale spesso fallibile, limitata e imperfetta, tuttavia, nella dottrina di Sanches, proprio le apparenze fenomeniche, gli accidenti, le particolarità individuali, insomma tutti quegli aspetti che il modello aristotelico di scienza aveva lasciato ai suoi margini, divengono i soli dati realmente accessibili – grazie a un sapiente intreccio di experientia e iudicium – al sapere umano. Sia per la sua carica polemica nei confronti dell’aristotelismo che per il rigore dell’argomentazione, l’opuscolo Quod nihil scitur avrà notevole eco nella filosofia del Seicento: ben noto a Mersenne e probabilmente per suo tramite anche a Descartes, influenza certamente Gassendi, è elogiato da Bayle – che parla di Sanches come di un «grand Pyrrhonien» – e contribuisce in generale a impostare in termini moderni il problema della conoscenza, presentata non a caso nella filosofia moderna, da Descartes in poi, come tentativo di dare una risposta alla sfida rappresentata dal dubbio scettico.








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