Le guerre civili
Una situazione delicata
Ad aggravare i contrasti nella Francia ormai precipitata nella guerra civile contribuisce il fatto che gli opposti partiti coinvolgono paesi stranieri per rafforzare le proprie posizioni. Se i Guisa invocano l’appoggio di Filippo II e del duca di Savoia, il principe di Condé non ha scrupoli a mercanteggiare l’aiuto inglese con la cessione di Le Havre.
Molte città cadono in mano ai riformati e le ostilità sono caratterizzate da frequenti atrocità e massacri. Emanato nel 1563, l’editto di Amboise rimette gli ugonotti su un piano di perfetta legittimità nella comunità nazionale. Gli scontri tuttavia non si chiudono: l’accordo di vertice non elimina alla periferia il grande fermento, né pone fine al susseguirsi delle uccisioni e al processo di sfaldamento del potere centrale. La lotta si riaccende: gli ugonotti, sotto la guida di Coligny, organizzano la resistenza a La Rochelle; a corte comincia a emergere il duca Enrico d’Angiò, fratello del re e fautore d’una linea di intransigenza.
Queste profonde tensioni, insomma, mostrano come la soluzione dei contrasti interni francesi non possa essere raggiunta sul piano della forza, che implica il ricorso a sempre più pesanti interferenze esterne; occorre, invece, una soluzione politica, come già da tempo vengono proponendo i
politiques.
Caterina de’ Medici ed
Enrico III vengono a patti coi Guisa e nel luglio del 1585 tutti i privilegi e le garanzie elargiti agli ugonotti vengono abrogati. La ripresa della guerra civile è inevitabile: Enrico III,
Enrico di Guisa ed
Enrico di Borbone sono i protagonisti di questa nuova fase delle guerre di religione (che da loro prende il nome). Essa si conclude solo quando Enrico III riconosce il Borbone come suo successore, a condizione che egli abbracci la fede cattolica.
Anche Tolosa è coinvolta nei torbidi di matrice religiosa a più riprese, fino agli scontri del 1581, a proposito dei quali il Languet scrive: «non è affatto stabilita la pace, perché alcuni ugonotti non vogliono mantenere quanto in loro nome ha promesso il Re di Navarra. Poi, il Principe di Condé si lamenta di non avere avuto tutt’i riguardi che gli convenivano; si lamentano i Provenzali meridionali che i Tolosani non rilascino gli ambasciatori inviati a Enrico IV per trattare; quei del Delfinato non pure si lamentano, ma si rifiutano di ubbidire all’editto che impone loro di restituire le città regie. Il Re ha pertanto deliberato di riprendere le armi». È proprio per questa ragione che Bruno, dopo un soggiorno di due anni in questa città, si decide a partire.
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