la vita di giordano bruno
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Rodolfo II
Rodolfo II


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Veduta di Praga
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Situazione culturale

Una capitale cosmopolita

Nel corso del regno, relativamente lungo, di Rodolfo II, Praga diviene una capitale cosmopolita, aperta e ben disposta ad accogliere personaggi di ogni genere. Si radunano così alla corte imperiale personaggi di ogni genere: medici, letterati, filosofi in odore di eresia, insieme a scienziati, maghi, alchimisti, poeti, astrologi e astronomi come Tycho Brahe e Keplero trovano così buona accoglienza da parte di un principe che «si diletta d'intendere secreti così di cose naturali come di artificiali». Per questo motivo, come scrive un testimone dell'epoca, «chi ha occasione di trattare di queste cose troverà sempre le orecchie di Cesare pronte».
Assecondando gli interessi imperiali, numerosi circoli di aristocratici patrocinano gli studi magici ed ermetici: in questo clima culturale si inserisce anche la ripresa dell'interesse per la mnemotecnica di Lullo. Su questo punto, c'è piena convergenza tra gli interessi culturali della corte praghese e gli studi di Bruno: l'ars memoriae esposta nel ciclo delle Lampades eserciterà una profonda e duratura influenza sugli studiosi boemi che, a diversi anni di distanza, continuano a ispirarsi alle teorie del Nolano nei loro trattati di mnemotecnica.
Spiccano, in questo panorama culturale così inquieto, le figure di due straordinari esponenti della cultura rinascimentale, John Dee e Edward Kelley. Legato al circolo dei matematici di corte e sostenitore di una metafisica fondata sul nesso tra microcosmo e macrocosmo e sul legame simpatetico che stringe insieme in un'armonia unica tutte le parti del cosmo, Dee diffonde tra gli intellettuali di corte una filosofia pervasa di interessi magici ed ermetici, e incentrata sulla persuasione che «l'accesso ai misteri si potesse conseguire con l'armamentario dei simboli, delle chiavi intellettuali e delle combinazioni».
Insieme a lui anche Kelley vede in Rodolfo il principe ideale, capace di farsi promotore di una riforma mistica universale che, attraverso gli strumenti della magia, potesse incidere in profondità sulle coscienze umane e riportare la pace nell'Europa travagliata dalle guerre di religione.
Entrambi stringono inoltre relazioni amichevoli con l'ambasciatore spagnolo Guglielmo di San Clemente, cui Bruno avrebbe dedicato il De lampade combinatoria. Ma, in genere, l'attività dei due avventurieri inglesi è considerata con sospetto dalla curia pontificia: il nunzio apostolico Sega scrive infatti a Roma che «Giovanni Dii e il suo compagno sono in questa corte da un buon pezzo, e vanno a camino a farsi autori di una nuova superstizione, per non dire d'heresia». Ci sono, del resto, anche altri motivi di preoccupazione: la fama di tolleranza e liberalità di cui gode l'imperatore porta alla corte di Praga numerosi sospetti di eresia: gli «uomini senza mandato».





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