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Ignazio di Loyola
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Tommaso Campanella
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Annotazioni di Erasmo

Riflessioni su temi fondamentali dell'ortodossia

Il commento di Erasmo alle epistole di s. Girolamo prendeva in considerazione temi cruciali, quali il dogma del battesimo, la necessità della confessione pubblica o segreta, la verginità, il matrimonio, la monogamia e la condizione delle vedove. Inoltre, gli scolii erasmiani denunciavano la corruzione dei monaci, la politica violenta e spregiudicata dei principi cristiani, le dispute vane in cui si estenuava la riflessione dei teologi, l’ignoranza e l’ottusità dei religiosi i quali, tralasciando lo studio dei più insigni dottori della Chiesa, si accontentavano di leggere le versioni latine dei Vangeli: scorrette, dallo stile rozzo, e spesso concettualmente infedeli rispetto alla fonte greca.
L’opera di Erasmo da Rotterdam era stata condannata e posta all’Indice già dal 1559 con Paolo IV. La condanna fu poi ribadita nel 1564, nell’Indice tridentino. Sulla scorta di queste indicazioni, il capitolo generale dell’ordine domenicano del 1569  aveva proibito espressamente la lettura delle opere erasmiane. Già nel 1562, del resto, si era proibito di accostarsi agli scritti patristici nelle edizioni curate da Erasmo. Nel libro di cassa di S. Domenico è registrato il pagamento di un tarì «per fare la colla bianca con cui levare le cose di Erasmo dalli nostri libri della libraria».
Bruno, però, non dovette evidentemente seguire i divieti dei prelati di S. Domenico se già nella sua prima opera parigina, il De umbris idearum, non mancano frequenti e puntuali riferimenti alle opere erasmiane.





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