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Hyeronim Besler
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Nicolò Copernico
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Teologi e astronomi

le “acque sopra il firmamento” e il “cielo empireo”

La visione aristotelica dell'universo si trasformò, nel corso dei secoli, in un sistema complesso in cui la fisica aristotelica e la cosmologia tolemaica si erano variamente intrecciate al misticismo delle correnti neoplatoniche, alle dottrine astrologiche e alla teologia dei Padri della Chiesa e dei filosofi della Scolastica.
A questo modello fa infatti riferimento anche Tommaso d'Aquino, che declina le nozioni classiche in chiave cristiana, facendo corrispondere alle sfere celesti varie potenze angeliche, cui Dio stesso avrebbe attribuito il potere di far muovere le sfere secondo ritmi regolari. Ancora, i teologi ritenevano che la cosmologia aristotelica e tolemaica fosse perfettamente compatibile con le sacre Scritture. A loro giudizio, infatti,la prima parte del libro della Genesi non era se non la veste “favolosa” escogitata dai profeti per far capire ad un popolo ancora rozzo e digiuno di finizze astronomiche il complesso sistema del mondo. Anzi, proprio il modello tolemaico permetteva di spiegare certe apparenti incongruenze del racconto biblico.
Cosa significa, infatti, dire che «Dio separò le acque sotto il firmamento da quelle sopra il firmamento»? L'espressione è curiosa e, a prima vista prima di senso; eppure, alla luce delle dottrine di Aristotele e di Tolomeo, diventa perfettamente chiara. “Acque” è infatti il nome usato dal profeta per indicare l'etere, che è, appunto, una sostanza fluida, fluttuante e trasparente. Il versetto allude così alla creazione dei due ultimi cieli “anastri”, e significa, precisamente, che Dio, dopo aver fatto il firmamento, ovvero il cielo delle stelle fisse - le quali sono fissate e “ferme” sulla volta celeste - divise questo spazio popolato di corpi luminosi dalle regioni superiori composte di etere sottile e rarefatto.
Non solo: i teologi avevano trasmesso ai cosmologi la nozione di “cielo empireo”. Si riteneva infatti, anche se nessun dato astronomico accreditava tale ipotesi, che oltre il decimo cielo si estendesse uno spazio limpido, cristallino, pervaso di luce sfolgorante: era questo il “cielo empireo” in cui Dio stesso trovava la sua sede.





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