I politiques
Un partito intermedio
Fra i protestanti e i cattolici zelanti si forma ben presto un partito intermedio, che ha per scopo soprattutto l’unità della nazione e che per questo è disposto a rinunciare all’unità religiosa. Tale gruppo ispira la politica di
Caterina de’ Medici fino al 1567. L’anno seguente, pare, viene dato loro l’appellativo di “politiques”. Questo gruppo si attira l’avversione delle due parti contendenti, in quanto sospettato d’indifferenza in materia di fede religiosa: per questo motivo Giovanna D’Albret li definisce “ermafroditi religiosi”. Momentaneamente vinto, esso riprende forza con il nome di “Malcontents” grazie a Damville, che in Linguadoca tratta con i protestanti, e grazie ancor più all’ambizione del duca di Alençon. Dopo aver riscosso un certo successo in occasione della pace di Monsieur, si presenta per i
politiques un’altra favorevole opportunità alla morte di
Enrico III, quando essi vengono denominati i “cattolici del re”.
Questa terza forza, per altro, vede in un forte potere monarchico sovraconfessionale l’unica possibilità di salvare la Francia da un permanente stato di guerra civile. Essi concepiscono i contrasti religiosi come conflitto politico e cercano perciò di risolvere il problema religioso non sul piano confessionale, ma su quello politico-costituzionale, impegnandosi ad assicurare ad ambedue le comunità religiose un diritto all’esistenza sancito dalla legge. Esigono uno stato forte retto da un sovrano potente, poiché ravvisano la migliore garanzia per la restaurazione e la salvaguardia della pace interna. Inoltre vogliono liberare lo stato dai tradizionali legami con la Chiesa cattolica, per farne l’istanza che appiani e regoli le controversie confessionali.
Per quanto singolare potesse apparire ai contemporanei il programma dei
politiques, le idee di questo partito non erano del tutto nuove.
Erasmo da Rotterdam, Sebastian Castellion, Georg Cassander e altri seguaci dell’irenismo avevano più volte proclamato concetti analoghi. Sin dagli anni intorno al 1570-79, Guglielmo d’Orange sosteneva una linea affine a quella dei
politiques, incontrando però la resistenza dei confessionalisti. Il loro programma del resto in Francia non viene subito preso in considerazione, e solo dopo la dolorosa esperienza di una guerra civile si impone seriamente ad ampie cerchie come una possibile soluzione.
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