La magia rinascimentale
Anima e spirito
A fondamento delle dottrine magiche sta la persuasione di un vincolo profondo che stringe insieme piani diversi della realtà: un simile quadro teorico - nel quale confluiscono un suggestivo intreccio, spunti stoici e neoplatonici - viene delineato efficacemente da
Ficino all'inizio del terzo libro del
De vita.
Il complesso dinamismo della vita naturale - scrive il filosofo fiorentino - dipende infatti dall'interazione di tre principi costitutivi: l'anima, lo spirito e il corpo. Secondo una prospettiva emanazionistica di stampo neoplatonico, anima e corpi si trovano ai due estremi opposti della scala gerarchica che muove dalla pienezza dell'essere alle tenebre della materia. L'anima è infatti il principio attivo, eterno, immutabile e impassibile da cui tutte le creature traggono vita e movimento. Variabile e transeunte, il composto corporeo deve invece sottostare a infinite metamorfosi che lo alterano, lo costringono a sottostare ai processi di generazione, crescita e declino e, in ultimo, lo dissolvono nei suoi elementi costitutivi. Sostanza aerea e mobilissima, intermedia tra spirituale e materiale, lo spirito consente tuttavia la comunicazione tra due realtà così dissimili. Esso attrae infatti l'anima e la costringe a vincolarsi a un corpo; allo stesso tempo, consente all'anima di vivificare e governare il corpo. Per questo motivo i maghi si servono dello spirito per attrarre le virtù insite nell'anima del mondo, imprigionandole in particolari sostanze e amuleti. Attivati dalla potenza dell'anima, questi talismani divengono così la fonte da cui si producono effetti mirabili.
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