La Clavis Magna
La “chiave” bruniana
Opera smarrita del Bruno, e dunque mai pubblicata, ma citata dall’autore stesso in due opere posteriori e di cui una parte corrisponderebbe, a quanto pare, al
Sigillus sigillorum, stampato nel 1583, essa dovrebbe inserirsi nel complesso di testi riguardanti la
mnemotecnica; dediti, cioè, all’invenzione di uno strumento di conoscenza e di memorizzazione della realtà fondato sull’
idea lulliana (Lullo aveva scritto l’
Ars Magna, che, non solo nel titolo, senz’altro Bruno rievoca) di rintracciare gli elementi primi del pensiero e le loro combinazioni, attraverso le quali poter costruire giudizi e sillogismi su ogni aspetto del reale. Attraverso la scelta di alcune immagini, date come punti fissi di aggregazione delle altre, è possibile costruire tutto un alfabeto di simboli per così dire ipersignificanti, combinando i quali si può possedere in poche immagini tutto il reale.
Straordinariamente antica e al tempo stesso innovativa, la “chiave” bruniana per la
conoscenza del mondo ispirerà senza dubbio i grandi successivi tentativi di costruire un linguaggio universale e simbolico, capace di contenere in sé, come in un simulacro, tutto il reale; primo fra tutti, naturalmente, la
mathesis universale leibniziana.
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