La spiegazione di Bruno
L'Oratio valedictoria
Nel 1588 Bruno prende congedo dall'Accademia di Wittenberg con una commossa orazione, nella quale traccia un bilancio della propria travagliata vicenda, ricordando, allo stesso tempo, tutti i benefici di cui ha potuto godere presso l'università. Il testo dell'
Oratio valedictoria (Orazione di commiato), pubblicato a Wittenberg per i tipi di Zaccaria Cratone presenta dunque un singolare intreccio di filosofia e autobiografia: iscrivendo la propria vicenda biografica all'interno del ciclo di disvelamento della verità, Bruno nota come la grande tradizione tedesca degli studi astronomici abbia creato i presupposti per poter accettare e comprendere le novità della “cosmologia nolana”, nella quale «non si ammettono orbi deferenti che trasportino fisicamente gli astri, nè stelle infisse e per così dire scolpite sulle proprie sfere». Eliminando la dottrina delle sfere concentriche e individuando nell'energia vitale che pervade ogni ente il principio del moto degli astri, Bruno può così concludere che le stesse comete, «pur composte di una sostanza uguale a quella delle altre stelle, poichè sussistono perennemente entro la regione eterea, nondimeno possono procedere attraverso l'etere e l'aere, spaziano verso l'alto o il basso, si allontanano e si avvicinano alla terra, e così testimoniano l'esistenza di un cielo unico e continuo, di un'unica e continua regione eterea o campo etereo».
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