Le critiche ad Aristotele
Da Paracelso a Brahe
Fermo sostenitore della natura «ignea» del cielo, il medico e filosofo
Paracelso suppone che esistano delle potenze intermedie - i «Penati superiori» - cui Dio stesso aveva dato il potere di creare nuove stelle valendosi del fuoco che pervade gli spazi al di sopra della terra. Al comando di Dio, dunque, i Penati dovrebbero entrare in azione modellando gli «pseudopianeti» (ovvero le comete e gli altri corpi «mostruosi») per annunciare agli uomini eventi drammatici.
Attenuando la portata religiosa e profetica di queste tesi, i seguaci di Paracelso ipotizzano la “generazione spontanea” delle comete: poiché il cielo è composto dal fuoco - e non, come credeva Aristotele, di etere - nulla vieta di supporre che da questa materia ignea e mobilissima si formino naturalmente le comete, così come certi animaletti sembrano nascere spontaneamente dal fango o dalle carni putrefatte di altri animali.
L'astronomo Tycho Brahe - pur non ammettendo che la cometa possa essere un corpo perenne destinato a solcare periodicamente i cieli della terra - non crede possibile, tuttavia, che si tratti di fenomeni metereologici. Rifiutando le tesi aristoteliche, sostiene dunque che si tratta di corpi celesti composti di materia leggerissima e porosa, permeabile ai raggi del sole, i quali, filtrando nello spazio circostante, producono l'effetto ottico per cui la stella sembra seguita da una lunghissima coda. Resta aperto il problema di determinare l'origine delle comete: a questa domanda, l'astronomo risponde ribadendo il carattere «miracoloso» delle comete, generate da Dio stesso per motivi sconosciuti all'uomo. Ben diversa è la spiegazione di Bruno.
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