Programma di studi e di letture
Alla scuola di Scoppa
Esortato da Paolo III ad ammaestrare i giovanetti nelle lettere, nella grammatica e in ogni altra arte liberale, nel novembre del 1549 Scoppa dettò, sotto forma di testamento spirituale, le norme didattiche e disciplinari che vennero accettate nella maggior parte degli istituti del paese. Secondo il programma così delineato, i giovani dovevano leggere i
Commentari di Cesare, le
Epistole di Cicerone, Plinio e s. Gerolamo, i
Detti memorabili di Valerio Massimo, le orazioni e i trattati filosofici di Cicerone, i testi retorici di Quintiliano, Svetonio e dello stesso Cicerone, i poemi di Ovidio, Virgilio, Stazio e Silio Italico, le satire di Orazio, Persio e Giovenale e alcune opere di Lattanzio e Apuleio.
Durante le lezioni, che si tenevano nelle prime ore del mattino, il maestro ascoltava i brani imparati a memoria e correggeva i componimenti in latino “non per
elengantias”, ma prestando attenzione allo “scrivere corretto”. A questo fine faceva analizzare i periodi, ripetere le regole grammaticali e coniugare le forme dei verbi.