Il secondo processo
Accuse di arianesimo
Questo secondo fu certamente, per Bruno, un processo di maggiore gravità. In una disputa con fra’ Agostino da Montalcino, egli si era trovato a difendere gli ariani da accuse di ignoranza e di incompetenza, giungendo al punto di sostenere che, se pure non sostenute in termini correttamente scolastici, le dottrine ariane erano tuttavia molto chiare nella loro esposizione.
Forse il calore delle argomentazioni, forse il fatto che, in quel contesto, Bruno sostenesse, poggiandosi su Agostino, opinioni non comunemente accettate sulla trinità, l’incarnazione e il valore del termine “persona”, fecero sì che forti sospetti fossero nutriti sull’ortodossia del Nolano. Di conseguenza, il provinciale Domenico Vita dette avvio a un processo, forse accusando Bruno di arianesimo o di semiarianesimo. Gli atti dell’accusa furono inviati al Procuratore dell’Ordine di Roma.
Mentre lo stesso Bruno era nell’
Urbe, ai primi atti del processo si aggiunsero altri capi di imputazione che aggravarono tanto la sua posizione da costringerlo alla fuga.