Situazione religiosa
Tra autodafé ed esecuzioni di massa
La distinzione, per quanto riguarda la repressione del pensiero eretico, fra persecuzioni di massa, soprattutto eseguite dal potere politico e processi individuali, più legati al potere ecclesiastico, se pure di una certa utilità, non può ritenersi, tuttavia, di validità assoluta.
Nel regno di Napoli, autodafé e vere e proprie esecuzioni di massa furono, nel corso del XVI secolo estremamente frequenti. Spesso non c’erano evidenti distinzioni fra repressione del banditismo e persecuzioni religiose, come nel caso degli Ebrei, fuoriusciti dalla Spagna, o dei Valdesi, fuggiaschi dal Piemonte. Così, l’azione repressiva dei viceré di
Carlo V e di Filippo II si sovrapponevano a quelle operate dal Carafa il quale, prima di ascendere al soglio pontificio col nome di Paolo IV, aveva sperato di essere riuscito a debellare del tutto la piaga eretica dalla città. All’incrudelirsi della repressione e delle esecuzioni facevano riscontro veri e propri tumulti popolari, rendendo evidente la coloritura politica della lotta religiosa.
A Napoli trascorse gli ultimi anni della sua vita Juan de Valdés; qui svolse la sua attività di predicatore Bernardo Ochino, generale dei Cappuccini. La loro presenza, e quella di altri predicatori, promossero un importante movimento religioso che richiamò nella città Pietro Carnesecchi, Giacomo Bonfandio e tanti altri contro i quali, appunto, si rivolse la repressione del Carafa.
Dalle confessioni di Lorenzo Tizzano, frate monteolivetano, si può ricavare una mappa dei movimenti ereticali che si agitavano nel Regno: luterani, anabattisti, valdesi ecc. Tali denominazioni, tuttavia, debbono essere accolte con prudenza, perché spesso viziate da una certa genericità e da un notevole grado di fluidità.
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