la vita di giordano bruno
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Giovan Battista Della Porta
Giovan Battista Della Porta

Bernardino Telesio
Bernardino Telesio


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Veduta di Napoli
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Situazione culturale

Il conformismo dello Studio

Negli anni in cui Bruno risiedeva a Napoli (1560-1576) la vita culturale della città, e del vicereame in generale, era fortemente condizionata dall’azione convergente della Controriforma cattolica, quale si manifestava nella “recezione” dei decreti tridentini e dalla politica assolutistica esercitata dal dominio spagnolo, sorretta anch’essa da un’Inquisizione regia i cui metodi di giustizia, sbrigativi e brutali, si sovrapponevano a quelli dell’Inquisizione ecclesiastica. Per questo motivo la storia culturale risulta pressoché inscindibilmente legata alla storia dell’eterodossia e dell’eresia a Napoli e della repressione, individuale o di massa, operata dai poteri della Chiesa e della potenza spagnola. Ovviamente, il clima generale della Controriforma condizionò anche quanti, se pure non risultassero eretici conclamati, si riteneva che, in qualche modo professassero opinioni eterodosse, in campo filosofico, scientifico, letterario. Per questo motivo, in progresso di tempo, il livello della cultura ufficiale dello Studio napoletano divenne sempre più conformistico e modesto.
Nella prima metà del XVI secolo fiorirono a Napoli Agostino Nifo (nato nel 1469 o 1470 e morto fra il 1539 e il 1546), uno dei maggiori interpreti del razionalismo averroistico, Scipione Capece (m. 1551), poeta alla maniera lucreziana, ma sostenitore, come Anassimene, della teoria di un’origine dell’universo dall’aria e Simone Porzio (1496-1554), filosofo e medico, probabilmente discepolo del Nifo e anch’egli seguace del Pomponazzi, sulla scia di Alessandro d’Afrodisia. E se il primo insegnò all’Ateneo napoletano senza incontrare ostacoli o intralci, altrimenti avvenne per gli altri due: Capece, per la sua adesione alle dottrine di J. de Valdés e di B. Ochino fu destituito da consigliere del Sacro reale Consiglio e fu bandito; Porzio cadde in disgrazia del viceré Pedro de Toledo e fu costretto a rifugiarsi presso i suoi parenti Sanseverino.
Così, nella seconda parte, del secolo i lettori di filosofia presso lo Studio napoletano furono spesso perseguiti dall’autorità religiosa ovvero si attestarono su un livello estremamente scadente. La parte migliore e più vivace della cultura napoletana operava a un livello individuale e, spesso, solitario oppure era costretta all’emigrazione. Fra i nomi più illustri sono almeno da ricordare quelli di Colantonio Stigliola, di Giovan Battista della Porta, di Bernardino Telesio.





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