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Giovan Battista Della Porta
Giovan Battista Della Porta

Bernardino Telesio
Bernardino Telesio


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Veduta di Napoli
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Politica nel regno di Napoli

Un periodo di stabilità

L’abdicazione di Carlo V nel 1555 ricorda quella di Diocleziano: l’ultimo grande imperatore medievale conclude la sua vita fra le severe mura di un convento. Sale al trono di Spagna Filippo II. Erede di uno Stato su cui non tramonta il sole e con un’Italia ormai completamente aggiogata al potente carro iberico, sarà lui il primo sovrano assoluto che porrà le fondamenta dello Stato moderno.
L’improvviso stato di calma in cui venne a trovarsi l’Italia dopo il trattato di Cateau-Cambrésis permise a popoli e governi di guardarsi attorno per non scorgere altro che macerie, materiali e spirituali. Il relativo equilibrio instauratosi tra Spagna e Francia permetteva a Napoli di vivere un periodo caratterizzato da una certa stabilità politica e istituzionale. Madrid tendeva, soprattutto, a creare nel Viceregno un equilibrio amministrativo mirante a coniugare l’autoritarismo monarchico con gli interessi dei ceti privilegiati. Lo strumento principale era costituito dalla politica fiscale che gravava particolarmente sulle fasce meno abbienti: ciò, se da un lato non evitava la crisi sempre più accentuata della nobiltà, dall’altro lasciava una certa libertà all’emergente ceto medio, il quale si avvantaggiava dell’indifferenza politica nei suoi propri riguardi per conquistare una sempre maggiore forza economica.
Per concludere, si può affermare che la politica assolutistica spagnola, pur avendo avuto il merito di porre fine per sempre a quelle turbolenze medievali da cui per secoli era stato travagliato il Meridione, non riuscì a sanare nessuna delle piaghe di cui soffriva e continuerà a soffrire l’Italia meridionale.





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