Le condizioni economiche
Un artigianato di lusso
Nel suo complesso, l’economia italiana non aveva basi solide perché poggiava, soprattutto, su un artigianato di lusso. La ricchezza maggiore le proveniva dalla funzione di mediatore di scambi e dal noleggio dei trasporti marittimi. La chiusura dei porti del Levante, la nascente forza navale delle potenze europee e le scoperte oltreatlantico inaridirono queste fonti di ricchezza. Così, mentre gli altri Stati europei si davano un’attrezzatura industriale, sfruttando le proprie materie prime e riuscivano a vendere i prodotti a prezzi migliori, l’Italia perdeva i suoi mercati: veniva esclusa dalle grandi correnti di traffico europeo e tutta la sua attrezzatura economica, finalizzata all’intermediazione del commercio intercontinentale, crollava.
Venezia rientra in quella crisi che, nel XVI secolo, segna la decadenza economica italiana: Lisbona prima, Amsterdam poi, si sostituiscono alla città lagunare mettendo in crisi gli armatori; mentre il Mediterraneo, persa la sua qualità di via di comunicazione fra Oriente e Occidente, si avviava a diventare un lago interno, infestato dalla pirateria barbaresca e turca.
Certamente la Serenissima non versava nelle terribili condizioni in cui altri Stati, soprattutto al centro-sud, si erano visti ridotti dopo la pace di Cateau-Cambrésis: la sua era una decadenza che si potrebbe definire “dorata”. C’erano, infatti, cospicue risorse cui attingere, per mantenere aristocratici, ceto medio e popolazione in una condizione non miserabile. Anche l’
Arsenale, nella sua qualità di vera e propria industria di Stato, concorreva a far sì che, qui meno che altrove, si avvertissero le conseguenze della crisi economica.