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Galileo Galilei
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Tommaso Campanella
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Venezia
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Il diritto e gli ordinamenti

Legislazione ordinata

Erano compiti del doge: rendere giustizia in modo imparziale; emettere consigli e operare in modo da salvaguardare l’onore e il bene del dominio veneziano; far eseguire i decreti del Consiglio e le sentenze dei magistrati; sorvegliare che questi ultimi adempissero al loro dovere; intervenire nei Consigli; curare l’esazione del denaro pubblico; vigilare alla buona conservazione della Laguna; visitare l’Arsenale; sollecitare il disbrigo delle cause civili e criminali; sovrintendere agli Ospedali; adempiere ai doveri religiosi ecc.
La costituzione dello Stato era imperniata sul Consiglio Maggiore, espressione non di un voto popolare, ma di un'aristocrazia ereditaria. L’aristocrazia costituiva la classe politica, e i nomi delle famiglie che ne facevano parte erano iscritti in un libro d’oro, istituito nel 1506.
Tutti i nobili, al compimento del venticinquesimo anno d’età accedevano al Consiglio Maggiore. Ogni anno, per il 4 dicembre, si procedeva anche all’estrazione di trenta patrizi più giovani, che facevano anch’essi parte del Consiglio. Si trattava di un patriziato togato, completamente separato dalla milizia, che custodiva gelosamente la libertà e l’indipendenza della patria. Organi del governo erano, fra gli altri, i Pregadi e il Consiglio dei Dieci.
Anche la classe media contribuiva comunque al buon funzionamento dello Stato: la veneta cittadinanza era attribuita a quanti potevano provare la legittimità di nascita per tre generazioni, non avessero esercitato arti meccaniche e avessero possedimenti immobiliari. Il libro delle cittadinanze era anche detto libro d’argento.
Il cancellier grande, cioè il capo della cancelleria ducale, era il primo della cittadinanza e godeva di speciali onori e privilegi. Dall’ordine dei cittadini venivano scelti i ventiquattro segretari del Senato, i quattro segretari del Consiglio dei Dieci, i ventiquattro notari ducali ordinari e quelli straordinari, gli avvocati fiscali e i ragionieri.
Il popolo era iscritto in corporazioni chiamate, alla greca, scuole.
La legislazione veneta era molto razionale e non farraginosa e ingombrante come in altri Stati. Nella Repubblica si tenevano in gran conto i giureconsulti. Celebri giuristi erano Giovanni Garzoni, Francesco Barbaro e il fratello, l’umanista Ermolao.





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