Giovanni Mocenigo
Davanti all’Inquisizione veneziana
Poiché il nome di questo nobile veneziano, nato nel 1558 e morto nel 1623, è così tristemente legato alla tragica sorte di Giordano Bruno, è necessario soffermarsi un poco a considerare quel che si può inferire su di lui e sulla sua vita dalle non numerose testimonianze che si hanno sul suo conto. Fra i tanti membri di una gloriosa famiglia della Serenissima, degni di essere ricordati per aver detenuto nella città la carica di doge o per essere stati ammiragli, capitani o generali, uomini politici, certamente questo Giovanni sarebbe stato destinato a restare nella più assoluta oscurità se, appunto, la sua vita piuttosto anonima non si fosse intrecciata con le sorti di Bruno.
Dalle lettere di denuncia scritte all’Inquisitore, egli appare come uomo di non elevata levatura intellettuale, di carattere piuttosto irresoluto, non alieno da una certa malvagità d’animo e piccolezza di spirito. L’inclinazione alla conoscenza, che avrebbe dettato la decisione di chiamare Bruno come insegnante, non è certo di carattere teorico e speculativo: al più potrebbe chiamarsi curiosità di temi strani ed eccentrici.
Appare improbabile che fra il Nolano e il suo ospite si potesse realizzare una qualsiasi comunità di intenti e, con ogni verosimiglianza, il discepolo non doveva essere dotato di grandi capacità di apprendimento e d'intuizione se può dichiarare di non aver tratto alcun profitto dalle lezioni che, per quasi un anno, gli erano state impartite.
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