Il collegio giudicante
Costituito da sei membri
Nello stato della Serenissima, secondo un uso secolare, il Tribunale dell’Inquisizione era composto dal nunzio apostolico, dal patriarca, dal Padre Inquisitore e da tre nobili assistenti, denominati i Savi dell’eresia, la cui presenza era indispensabile per la validità del processo. I savi venivano nominati anno per anno e dipendevano dal governo. Il loro obbligo era quello di riferire al doge e al Senato tutto quel che avveniva nel Santo Uffizio e di controllare che, in questa sede, non si contravvenisse alle leggi, alle consuetudini e alle istruzioni segrete dello Stato veneto. Essi avevano la facoltà di bloccare le deliberazioni del tribunale in caso contrario.
In base a tali disposizioni, il tribunale che doveva giudicare Bruno risultava composto: dal nunzio apostolico monsignor Taverna, il quale peraltro, a seguito di un contenzioso fra Venezia e la S. Sede, partecipò solo alla prima seduta; dal patriarca, monsignor Lorenzo Priuli; dal Padre Inquisitore, il domenicano Giovanni Gabriele da Saluzzo. I Savi che si avvicendarono come assistenti, non essendo richiesta contemporaneamente la loro presenza, erano: Luigi Foscari, Sebastiano Barbarigo e Tomaso Morosini.