Gli atti vengono mandati a Roma
Processo arduo
Il 18 settembre del 1581 la Congregazione del S. Uffizio aveva emanato un decreto generale che imponeva agli Inquisitori di inviare al tribunale centrale un sommario di tutti i processi istituiti e di attenderne le disposizioni prima di emettere la sentenza, anch’essa da trasmettere a Roma. La necessità dell’invio dell’incartamento dell’intero processo non era ravvisata
nisi in causis arduis.
Evidentemente all’Inquisitore veneto fra Giovanni Gabriele da Saluzzo, il caso di Bruno doveva per l’appunto apparire “arduo” e scabroso se prese l’iniziativa di inviare tutto l’incartamento processuale al cardinale di S. Severina.
Il 12 settembre del 1592 Roma avocava a sé l’intero processo, chiedendo l’estradizione di Bruno.