Le sacre scritture
Bruno contro i commentatori “asinini”
Raccomandati ai novizi come parti integranti del
cursus studiorum, i commenti ai testi biblici sono ben noti a Bruno, che li utilizza già nell’opera parigina,
De umbris idearum, dove si susseguono continue allusioni, citazioni criptiche e parafrasi dei più noti commenti al
Cantico dei Cantici: da
Origene a Bernardo di Clairvaux, da Guerrico d’Igny a Gregorio di Nissa e Gregorio Magno. Sono frequenti nelle opere di Bruno anche i richiami, in tono altamente positivo, al metodo interpretativo elaborato da Origene.
Allo stesso tempo, tuttavia, il Nolano non nasconde il suo fastidio per quei commentatori “asinini” i quali «per virtù di metafora trasformano in profondo misterio qualunque pappolata». Un analogo atteggiamento emerge nella
Cabala del cavallo pegaseo, dove balza in primo piano l’immagine beffarda dei
monaci-asini, resi folli dallo studio ossessivo di commenti sciocchi e farraginosi. Nella parte iniziale della
Cabala, la satira contro l’asinità cristiana evidenzia una fitta trama di riferimenti all’esegesi patristica del
Vangelo di Luca.