Il libro delle Sette Allegrezze
Devozione radicata
Da secoli, la devozione delle Sette Allegrezze di Maria era stata particolarmente sentita e praticata da domenicani e francescani i quali, così, alimentavano una sorta di culto quasi superstizioso, e comunque molto rozzo, della madre di Cristo.
Tommaso Becket, Jacopone da Todi e altri avevano trattato questo tema che era stato anche oggetto di una lirica latina, scritta da Bernardo di Chiaravalle. Di quest’ultima si erano avute numerose versioni in volgare. Forse una di queste volgarizzazioni, chiamata “Istorietta” e composta nel 1551 a Firenze, era il libro letto dal compagno di Bruno.
È degno di nota il fatto che, a distanza di due secoli dall’episodio in cui fu coinvolto Bruno, operette di questo genere saranno poste all’
Indice da Clemente XI, non tanto per la puerilità e la rozzezza delle trattazioni, quanto perché giudicate in grado di inquinare la purezza della figura della Vergine.
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