Controversia col Papato
Orgoglio per la propria libertà
Nel corso del XVI secolo Venezia aveva conosciuto parecchi momenti di frizione nei suoi rapporti col Papato. La città lagunare, dalle solide istituzioni politiche, con un'economia, se non più fiorente come in precedenza, certamente in condizioni migliori che in tutta Italia, orgogliosa della sua tradizione di libertà e indipendenza, si era sempre mostrata riottosa ad accettare l’espansione del controllo religioso nel suo territorio. Fino al punto di vietare ai suoi soggetti di ricevere la bolla
In coena Domini con la quale Pio V tentava di imporre agli Stati europei la sua visione teocratica, di stampo medievale.
Uno dei tanti punti di controversia riguardava la più che annosa questione del vescovado di Ceneda su cui Venezia riteneva di avere fondate ragioni per reggerlo, in sede vacante, e per accordarne ai vescovi il possesso “
in temporalibus”. Nel 1586 e nel 1595 tale questione si riacutizzò fino a determinare vere e proprie crisi con il Papato, per non avviarsi a soluzione che nel secolo successivo.
Su questo come su tanti altri punti di controversia la Serenissima trovò un valido aiuto nell’
opera di Paolo Sarpi.