L'opera di Paolo Sarpi

Un'arma contro il potere ecclesiastico

Paolo Sarpi (1552-1626) era nato a Venezia da una famiglia di mercanti borghesi. Entrò nell’ordine dei Serviti e coltivò ogni genere di studi, eccellendo nella teologia, nella storia e nella giurisprudenza come dimostrano le sue opere sul Concilio di Trento, sull’interdetto, sui benefici ecclesiastici e sulla guerra degli Uscocchi.
La sua attività di giurista al servizio della Serenissima lo rese inviso alla S. Sede e procurò a lui e alle sue teorie il sospetto di propensioni eretiche. Fra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo l’opera giuridica del Sarpi fu decisiva nel permettere alla Repubblica di affrontare con armi taglienti lo strapotere ecclesiastico, soprattutto nei confronti dei Gesuiti.
L’atteggiamento deciso di Venezia le guadagnò l’attenzione e l’offerta di aiuto anche militare da parte dei paesi riformati e obbligò infine la Chiesa a scendere a compromessi. Non prima, però, di aver tentato, per mano di sicari prezzolati, di far uccidere il padre servita.
Il fallito attentato non impedì al Sarpi di redigere poi la sua opera principale, quella Istoria del Concilio tridentino nella quale si scoprono tutti gli artifizi della  Corte di Roma per impedire che né la verità dei dogmi si palesasse, né la  riforma del papato o della Chiesa si trattasse, pubblicata con lo pseudonimo di Pietro Soave Polano. In risposta, la S. Sede affidò al cardinale Pallavicino il compito di redigere una storia del Concilio, basandosi sulle fonti archivistiche romane.
Sarpi frequentava, a Venezia, il ridotto di casa Morosini, dove pure si recò Bruno nel periodo che precedette il suo arresto. Non ci sono testimonianze esplicite di una loro diretta conoscenza, peraltro probabile. Così come non si possiedono prove, ma solo inferenze, di un eventuale intervento del Sarpi a favore del Nolano imprigionato e processato.

Historia del Concilio tridentino, frontespizio

Ritratto di Paolo Sarpi