Situazione religiosa
Il potere degli ecclesiastici
La guerra fra cattolici e riformati in Francia, complicata dall’intervento di truppe fiamminghe, tedesche e spagnole, è ancora accesissima nel tempo in cui Bruno si trasferisce a Parigi. L’alternarsi della lotta aperta e dei negoziati può essere spiegato non solo con l’accanimento delle parti in lotta, pronte ad impugnare le armi alla prima provocazione, ma anche coi tentennamenti dei governanti, spesso incerti sulla politica da seguire.
In questo conflitto di armi e di idee gli ecclesiastici sostengono un ruolo assai importante: in campo protestante, agiscono i pastori e i teologi giuristi; in campo cattolico, gesuiti e cappuccini, che scrivono sulla monarchia illegittima e legittima, e, soprattutto a Parigi, contro i riformati e contro i cattolici, accusati di scarso impegno nel servire la buona causa. Del resto, oltre ai nobili, anche gli ecclesiastici ricavano considerevoli vantaggi da questo sistema politico di conflitti: l’ordine distribuisce loro numerosi benefici, sotto forma di diritti sulle terre e sugli uomini. Inoltre possiedono il potere di regnare sulle coscienze: curano e insegnano, e detengono un vero e proprio potere di vita e di morte spirituale. Infine sono i soli a dirigere i collegi e le università; hanno il potere di redigere l’
Index librorum; si occupano della cura delle anime, e in questa veste si fanno censori e inquisitori: un potere, questo, che neppure il re può loro contestare.
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