L'etica di Bruno
Un Mercurio inviato sulla terra
Molti sono i motivi ricorrenti nel
Cantus Circaeus che potrebbero definirsi paradigmatici della concezione etica di Bruno: il tema della successione di epoche di crisi e di epoche di rinascita nella ruota vicissitudinale del tempo; l’uso delle metafore della luce e delle tenebre per indicare la verità e la menzogna, il bene e il male; la necessità di un intervento forte, da parte di un messaggero inviato dagli dei, per riformare e rifondare l’eticità in un mondo dilaniato dai vizi, dalla corruzione e dalla crisi; l’uso della religione come “
instrumentum regni”, come mezzo politico per orientare le masse verso il bene e la giustizia (motivi, questi, che ritroviamo tutti nel testo “etico” di Bruno per eccellenza, lo
Spaccio della bestia trionfante). A questi temi si debbono aggiungere poi quelli della fortuna, che dà e toglie a tutti indifferentemente, giacché anche gli uomini sono soggetti al perenne moto vicissitudinale della storia; le metafore della Sollecitudine e della Fatica, che rappresentano il lavoro come operare teorico-pratico specificamente umano, che ci distingue da tutti gli altri esseri viventi; l’esaltazione dell’aspetto civile ed umano della religione cattolica, che ben si fonde con l’idea di un rinnovamento politico e culturale, che Bruno stesso spera s’incarni nella figura di
Enrico III di Francia, destinato a diventare il portatore e il garante della pace europea.
Bruno del resto sa di vivere in un’epoca di crisi profonda per la scienza, per la religione, per la filosofia. I tempi, tuttavia, sono maturi perché la verità si ricollochi nell’orizzonte, perché si attui ancora una volta il passaggio dalla vecchiaia alla giovinezza del mondo: si tratta, cioè, di riafferrare l’antica sapienza degli Egizi, per tornare a ricomporre quel nesso fra Dio e natura, fra uomo e mondo che si è interrotto. Solo un Mercurio inviato sulla terra dagli dei potrà realizzare il ritorno della sapienza, il passaggio dalle tenebre alla luce; un'etica del “merito”, dunque, che si identifica col concetto di furore: cioè quel momento, quel luogo dell’esperienza esistenziale in cui l’uomo si potenzia al massimo e spezzando il cerchio della vicissitudine universale, si guadagna il merito individuale.
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