La cultura della corte
Unione di poesia e musica
Alla
corte di Francia si organizzano balli e feste,
mascarades, cartels, quando i sovrani arrivano e quando partono, quando vengono celebrati matrimoni di principi, quando giungono ambasciatori di altri paesi, e anche in occasioni più modeste. L’anno della strage di San Bartolomeo e l’anno dopo, in occasione della partenza del duca d’Anjou per la Polonia, vengono organizzati
mascarades con i versi di Baif e di
Ronsard, poeti di corte per eccellenza, che dedicano gran parte della loro attività alla composizione di canzoni e poesie per questo tipo di rappresentazioni. Sotto il regno di
Enrico III una lunga evoluzione, che parte dalle tradizioni medievali di divertimento cortese e passa per i
divertissements di gusto umanistico di inizio secolo e per i sofisticati spettacoli mitologici della corte di
Caterina, arriva a compimento. Gli elementi fluidi, eterogenei e a volte incoerenti dello spettacolo di corte si piegano ora agli imperativi di una struttura narrativa articolata e ben definita. Nel 1581 appare il primo grande
ballet de cour. Influenzato, come tutti gli altri spettacoli, dagli italiani, esso si intitola
Ballet comique de la Royne. Ne è autore un italiano, Baldassarino da Belgioioso, chiamato in Francia Balthazar de Beaujoyeux, mentre i versi sono del signor di La Chesnay e la musica di Lambert de Beaulieu. Questo spettacolo fissa le caratteristiche fondamentali del genere, convogliando elementi provenienti da varie fonti: dalla mascarade di gusto italiano alla necessaria unione di poesia e musica teorizzata dagli umanisti della
Pléiade. E apre la strada ai grandi balletti dell’epoca di
Enrico IV e di Luigi XIII.
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