La cultura letteraria
L'influenza italiana
Nella produzione letteraria del ‘500 francese rinnovamento culturale, fermenti umanistici e inquietudine religiosa si incontrano e si collocano secondo linee di forza mutuate in gran parte dalla cultura italiana. Fondamentale l’influsso della nuova filologia, che permette l’ingresso nella cultura francese di fermenti vivaci e inquietudini finora ignote, trasmesse da autori come Lucrezio e Tacito, Luciano ed Epitteto; essenziale per la diffusione del neoplatonismo e di una nuova interpretazione della poesia è la lezione proveniente da Firenze e dalla “teologia platonica” di
Ficino.
Se la poesia del primo ‘500 continua a mantenersi fedele a ritmi e metri della tradizione medievale, essa trova a metà del secolo i suoi momenti più significativi nella lirica della scuola lionese e di Maurice Scève, ma soprattutto nella celebrata scuola poetica della
Pléiade. Punto di confluenza per nuove dimensioni narrative è, invece, l’opera di François Rabelais, ove si celebra un incontro clamoroso tra cultura popolare – che tende al rovesciamento, alla dissacrazione, all’ostentata esaltazione del triviale, del materiale, del corporeo – e cultura dotta, elaborazione intellettuale, tensione spirituale e religiosa, ricchezza di riferimenti eruditi.
La volontà di rottura nei confronti degli orizzonti circoscritti del passato e il desiderio di giungere al possesso di un più ampio terreno del sapere genera inoltre una rinnovata produzione di scritti scientifici e dottrinali, che non escludono incursioni nel mondo dei significati magici e sacrali di discipline come la musica e la matematica. Accanto a questi elementi, va poi sottolineato il permanere di un gusto popolaresco che si ritaglia un suo spazio ai margini della cultura ufficiale, ed è vivo soprattutto sulla
scena teatrale, dove gli antichi modelli continuano a lungo ad incontrare il gusto del pubblico.
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