Bruno a Parigi
Una tappa decisiva
La permanenza di Bruno a Parigi – scandita in un primo soggiorno e in un secondo soggiorno – costituisce una tappa decisiva, uno snodo per più versi cruciale nella vita del filosofo.
Qui egli infatti avvia motivi centrali della sua riflessione e pubblica le prime grandi opere, a cominciare dal testo-archetipo della sua filosofia, il
De umbris idearum. Qui, dopo tanto vagabondare e tante peripezie e umiliazioni, riesce ad ottenere un’attività di lettore straordinario nel prestigioso
collegio dei lecteurs royaux, che operano fuori e contro il conformismo aristotelico della
Sorbona. Qui si guadagna, grazie alla sue conoscenze mnemotecniche e lulliane, la stima e i riconoscimenti dell’ambiente della corte e dello stesso re
Enrico III, al quale rivolgerà poi un caldissimo, convinto elogio
nelle pagine dello Spaccio. Di Enrico III Bruno continuerà costantemente a condividere e ad appoggiare l’azione politica, collegandosi al cosiddetto gruppo dei
politiques, il quale, assai influente a corte, propugna atteggiamenti di tolleranza e di disponibilità nei confronti dei protestanti capeggiati dal re di Navarra,
Enrico di Borbone.
Ma, insieme a questo, è pur vero che il secondo soggiorno parigino del Nolano è segnato anche da episodi spiacevoli e compromettenti, i quali, insieme all’aggravarsi della crisi politica e religiosa, contribuiscono a rendergli la vita assai difficile, spingendolo a trasferirsi in Germania.
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