La polemica con Fabrizio Mordente
Un dissidio violentissimo
Nel febbraio del 1586 Bruno conosce il geometra salernitano Fabrizio Mordente, ideatore di un particolare tipo di compasso differenziale. Entusiasta della scoperta tecnico-geometrica del salernitano, che considera conforme al proprio concetto di divisibilità, Bruno accetta di buon grado l’invito dello stesso Mordente a pubblicare per lui in latino i risultati delle proprie scoperte. Sotto il nome di Bruno vengono così pubblicati, nella primavera del 1586, i
Dialogi duo de Fabricii Mordentis Salernitani prope divina adinventione ad perfectam cosmimetriae praxim.
Questa pubblicazione dà origine ad un dissidio violentissimo, fondato, insieme, su risentimenti di carattere personale, conflitti di carattere scientifico, dissensi di ordine politico. Nei suoi dialoghi Bruno, pur riservando a Mordente lodi esagerate, fa capire con chiarezza che quest’ultimo, chiuso in una prospettiva di carattere meccanico, e incapace di elevarsi al di sopra della sfera empirica di ricerca, non è in grado di cogliere tutto il valore speculativo della sua stessa invenzione. Indignato per il giudizio bruniano e temendo che Bruno possa spacciarsi per il reale inventore del compasso, Mordente si affretta a comprare e a distruggere tutte le copie disponibili di questa pubblicazione (che oggi sopravvive in un solo esemplare). Sdegnato a sua volta per la mancata riconoscenza del conterraneo, Bruno pubblica a proprie spese due altri dialoghi, l’
Idiota triumphans e il
De somnii interpretatione, ormai apertamente denigratori e sarcastici nei confronti del Mordente.
Al dissidio culturale si associa poi, ancor più grave e insidioso, lo scontro politico. Bruno aveva ribadito pubblicamente la propria adesione al gruppo dei
politiques dedicando i nuovi dialoghi contro Mordente a Piero Del Bene, paladino della politica conciliatrice di
Enrico III, e sospetto agente del
re di Navarra. Ma, a sua volta, Mordente si pone sotto la protezione della fazione opposta a quella di cui Bruno auspica il sostegno, come l’acuto e informato
Corbinelli non mancherà di sottolineare: «Il Mordente andò al Guisa et vuole ch’ei pigli il mondo co suoi ingegni». La disputa fra i due conterranei in esilio si riflette così sul piano politico, rendendo ancor più precaria la presenza di Bruno a Parigi.
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