La disputa al Collège de Cambrai
“S’ando con Dio per paura di qualche affronto, tanto haveva lavato il capo al povero Aristotele”
Il 28 maggio 1586 Bruno, alla presenza dei
lecteurs royaux, tiene una disputa al Collège de Cambrai, sulla base di
Centum et viginti articuli de natura et mundo adversus Peripateticos. Così si intitola infatti l’opuscolo fatto stampare da Bruno sotto il nome del proprio discepolo Jean Hennequin, per presentare il programma del dibattito e ribadire le proprie posizioni filosofiche, in netto contrasto con la fisica aristotelica.
L’esito della discussione è però disastroso: una volta terminata l’esposizione di Hennequin dei 120 articoli, Bruno prende la parola per incitare i presenti alla discussione e ribadire la sue teorie contro il mondo finito di Aristotele. Parla allora in difesa della filosofia aristotelica Rodolphe Callier, un avvocato aderente allo stesso gruppo politico di Bruno, quello dei
politiques. Bruno non ha la possibilità di ribattere alle argomentazioni risentite e – secondo una testimonianza contemporanea – anche assai confuse di Callier: non gli rimane altra scelta che quella di abbandonare l‘aula, ormai in tumulto.
L’esito di questo dibattito rende ancora più difficile per Bruno il soggiorno in una Parigi sempre più percorsa da tensioni politiche e religiose. Dopo la disputa di Cambrai, Bruno si trova infatti contro almeno una parte di quei
politiques ai quali è legato Callier e sulla cui protezione egli si era illuso di poter contare. Né la nuova dedica a
Enrico III dei
Centum et viginti articuli bastano a garantirgli la sua protezione: Bruno preferisce allora lasciare la città. L’informatissimo
Corbinelli afferma a questo proposito che il filosofo, proprio in seguito alla disputa al Collège di Cambrai, «s’ando con Dio per paura di qualche affronto, tanto haveva lavato il capo al povero Aristotele».
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