Parigi
Un soggiorno fecondo
Quando Bruno giunge a Parigi, nell’estate del 1581, trova una delle città più ricche e conosciute d’Europa, sia da un punto di vista economico e sociale che sotto l’aspetto culturale e artistico. Parlando della capitale francese, Tasso, ad esempio, scrive: «Milano, che più gli s’assomiglia, le cede nondimeno infinitamente così di frequenza di abitatori e di moltitudine di mercanzie e di ricchezze, come ancor di vaghezza e di opportunità di sito». Anche
Montaigne, grande viaggiatore, pone lo stesso confronto, paragonando Milano a Parigi quanto a ricchezza e splendore. Del resto, al di là dei confronti, la capitale della Francia resta sempre «la capitale di tutto un reame, e delle più famose del mondo», secondo le parole dell’ambasciatore
Michel de Castelnau, che ne esalta il lustro derivatole dal Parlamento, dall’ottima gestione della giustizia, dalle splendide facoltà di teologia, lingue e scienze, dalle industrie e dai traffici, tanto che «le restanti città e tutti i magistrati co’ loro ufficiali fissano gli occhi su lei e la pigliano a modello».
In questo centro straordinario d’Europa, Bruno vive un soggiorno fecondo, che vede la pubblicazione di varie opere, nonché un’intensa attività di insegnamento, grazie anche alla fortuna di cui egli gode presso il re
Enrico III.
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