Cattolici e protestanti
Scontro tra radicalismi
Per molto tempo, in seguito alle opinioni espresse da Voltaire, si è utilizzato il termine “fanatismo” per spiegare gli eccessi delle guerre di religione, anche se tale termine non comparirà che nel secolo XVII per opera di Bossuet, che lo utilizza con un significato del tutto diverso da quello odierno. Occorre innanzitutto ricordare che la nozione di tolleranza è relativamente recente e il motto della monarchia “Una fede, una legge, un sovrano” è profondamente radicato nella mentalità del tempo.
Se dunque le lotte di religione in Francia sono così aspre, ciò è dovuto al fatto che la forma di protestantesimo più diffusa è il calvinismo: cioè una religione radicale, che urta profondamente la pietà popolare legata al culto della Vergine e dei Santi. Il luteranesimo, più moderato, in Germania e in Scandinavia aveva saputo rendere meno aspra la tensione, e lo stesso si può affermare della religione anglicana. Del resto, a quel tempo, le masse sono profondamente legate a tutto ciò che ha valore di simbolo: da una parte i protestanti attaccano i preti, disturbano le processioni, spezzano le statue; dall’altra i cattolici distruggono le Bibbie. Entrambi ritengono di essere nel giusto sostituendosi all’inerzia delle autorità, che spesso vengono coinvolte negli episodi di violenza. Bisogna inoltre porre l’accento sulla forza insita nel
sentimento nazionale, che esiste già prima delle guerre di religione: i francesi sono legati al loro sovrano e sono convinti della superiorità e della bontà del loro regno. Infine nelle città si manifestò una certa tendenza all’autonomia, soprattutto al tempo della Lega, come nel caso di La Rochelle, città protestante, e di Saint Malo, città cattolica.
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