Le guerre di religione
Tra religione e politica
A lungo gli storici si sono chiesti se le guerre di religione che sconvolgono la Francia nel Cinquecento non abbiano un significato politico più che religioso, come è nell’opinione di alcuni contemporanei. Si è sottolineato allora soprattutto il carattere feudale delle prese d’armi: approfittando della debolezza del potere centrale e dei disordini, i grandi signori cercano di crearsi dei veri e propri principati indipendenti. A quell’epoca, del resto, le istituzioni feudali hanno assunto una nuova fisionomia e le relazioni fra padroni e clienti sostituiscono sempre più quelle fra signori e vassalli. Occorre comunque riconoscere che gli scenari del grande dramma costituito dalle guerre di religione sono numerosi e che la politica personale di alcuni individui ha una parte considerevole.
In primo luogo
Caterina de’ Medici, che regge le sorti del paese durante il regno di Carlo IX, e ha un ruolo di considerevole importanza anche sotto il governo di
Enrico III. Non è da meno
Enrico IV; uomo del Sud, dotato di uno spirito acuto, il dramma di tutta la sua vita è quello di essere combattuto fra le due diverse idee religiose, dal momento che cambia sei volte d’opinione in materia. Gli va comunque riconosciuto il merito di aver messo fine ai conflitti religiosi. Del resto, la distanza e l’ostilità fra le due confessioni sarebbe durata ancora a lungo in questo paese. La
religione riformata, infatti, si era guadagnata simpatizzanti in tutti gli strati sociali, e aveva beneficiato soprattutto del sostegno di gran parte della nobiltà e dell’appoggio dei grandi signori.
Fino alla strage di San Bartolomeo i protestanti si dichiarano fedeli alla monarchia, affermando che non avrebbero preso le armi se non contro i cattivi consiglieri del re. A partire da quella data, poi, la rivolta protestante si svilupperà su due piani: quello delle idee (nascono le teorie dei monarcomachi, come Hotman e Duplessis-Mornay), con la tesi che re e popolo fossero legati da un contratto, così che se il re fosse mancato ai patti il popolo aveva il diritto di sollevarsi, e quello politico, che trova la sua realizzazione con gli ordinamenti di Millau e di Nimes, che creano in Francia una nuova specie di repubblica, separata dal resto dello stato, con le sue leggi in materia di religione. Quando, infine, nel 1584 Enrico di Navarra diventa l’erede presuntivo al trono, i protestanti richiedono l’applicazione del diritto di successione per il loro capo, e conservano la loro legge politica e militare.
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