La cultura filosofica
Tra naturalismo e scetticismo
Dal punto di vista filosofico, in Francia la ricezione della cultura umanistica si configura in una prima fase nei termini di una vistosa influenza del
platonismo fiorentino, di cui si accentuano – in autori come Lefèvre d’Etaples e Charles de Bovelles – i rapporti con la tradizione ermetica e con le concezioni di grandi maestri di filosofia e di spiritualità come Lullo,
Erasmo e Cusano. Alla lezione proveniente dalla teologia platonica di
Marsilio Ficino si aggiunge poi – originata anch’essa dalla lezione e dal magistero di Lefèvre d’Etaples –, una robusta componente aristotelica, che si esprimerà soprattutto nell’opposizione alla dottrina ramista.
Nella seconda metà del secolo, anche in connessione con le drammatiche vicende politiche e religiose che travagliano il paese, ai grandi temi dell’umanesimo neoplatonico si affiancano e si contrappongono motivi desunti dal naturalismo rinascimentale e da altre tradizioni di pensiero dell’antichità, come lo stoicismo e lo scetticismo. Alla visione dell’uomo come centro dell’universo si sostituiscono così temi quali la fragilità e le incertezze della ragione e delle sue costruzioni, la difficile felicità e i mille vincoli che imprigionano gli esseri umani rispetto alla libertà e alla spontaneità degli animali. Il
pensatore che incarna più esplicitamente ed esprime più profondamente queste posizioni è
Michel de Montaigne, nei cui
Essais naturalismo e scetticismo diventano gli strumenti filosofici per esprimere un nuovo modo di filosofare, più aderente al difficile momento della coscienza e della cultura europea: la scrittura come saggezza.
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