La politica estera
L'interesse europeo per la Francia
Gli straordinari eventi politici e militari che sconvolgono la Francia nella seconda metà del Cinquecento non possono certo lasciare indifferenti gli altri paesi europei. Già nel 1559, durante le trattative per la pace di Cateau Cambrèsis, la Spagna non nasconde le sue preoccupazioni per la crescita del movimento calvinista in Francia e la stessa cosa si può dire del papa. Filippo II teme un’affermazione protestante nei Paesi Bassi ed esercita una certa pressione politico-confessionale sui governanti francesi. Nello stesso senso operano i papi Gregorio XIII, Sisto V e
Clemente VIII. Per contro, Guglielmo d’Orange,
Elisabetta d’Inghilterra e alcuni “stati” tedeschi dell’Impero guardano con maggiore interesse ai progressi del calvinismo e operano in suo favore. Del resto la guerra civile in cui i francesi si dilaniano non appare del tutto inopportuna, dal punto di vista politico, né per la regina di Inghilterra né per il re di Spagna.
Dopo la morte di Enrico II, la Francia come potenza esce quasi completamente dalla scena europea, e proprio questo costituisce uno dei presupposti dell’egemonia spagnola. Elisabetta osserva però con diffidenza tutti i tentativi di avvicinamento tra la monarchia spagnola e quella francese e cerca pertanto di seminare zizzania. Dal canto suo, la Francia non è certo molto attiva nei suoi rapporti con l’estero, limitandosi per lo più, di quando in quando, a provocare difficoltà alla Spagna nei Paesi Bassi. Allorché nel 1584, con l’improvvisa morte del duca d’Angiò, la successione al trono diventa problematica, le potenze europee non si accontentano più di una politica di aiuti, ma affrontano di petto la questione e intervengono massicciamente nelle lotte di successione, sostenute anche nello spirito delle controversie confessionali. Così le guerre francesi di religione acquistano una dimensione europea, dimostrando anche tutta la complessità dei contrasti religiosi.
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