Montaigne
Una riflessione autobiografica
Nella riflessione di
Montaigne la cultura del pieno ‘500 sembra raggiungere la più profonda consapevolezza di sé e dei suoi limiti, riscoprendo, nello stesso tempo, il valore dell’equilibrio, della saggezza, della misura. Negli
Essais fonti stoiche, scettiche ed epicuree si compongono in un testo di affascinante, indiscutibile modernità e novità, anche sotto il profilo della scrittura. La filosofia abbandona la veste del trattato per assumere la dimensione della riflessione, e di una riflessione fortemente autobiografica.
Fin dalla prima pagina lo scrittore si presenta al lettore in prima persona, «nudo», quale vero soggetto dell’opera: e l’effetto pedagogico che da questa messa a nudo deriva non è un sapere oggettivo, ma una indagine sperimentale su un uomo concreto, capace di orientare a sua volta il giudizio degli altri.
Il nucleo filosofico degli
Essais è costituito dall’
Apologia di Raymond Sebond, che costituisce una distruzione sistematica sia della fiducia nelle possibilità della conoscenza e nel sapere, sia della presunzione umana di ricoprire una posizione di privilegio nell’universo. Ugualmente serrata è la critica alla centralità dei valori e dei costumi dell’uomo europeo, pronto a qualificare come barbarie tutto ciò che da tali costumi si discosta. La varietà, la mutevolezza, la fluttuazione si rivelano allora come la vera cifra della condizione umana, impossibilitata a raggiungere verità e certezze definitive. Da qui ha origine lo scetticismo di Montaigne, la sua critica a una ragione e a una morale dogmatica. Egli suggerisce però di ricostruire e recuperare il senso dei valori morali in un’etica del saggio che, se pure esteriormente conforme a regole, costumi e consuetudini, mira a ritagliarsi uno spazio interiore per la libera ricerca, l’indipendenza e l’autonomia di giudizio.
Il libro di Montaigne – interpretato come breviario di saggezza, esempio di arte di vivere e di dottrina misurata e antidogmatica – avrà una fortuna straordinaria. Ad esso attingeranno a piene mani soprattutto i libertini eruditi del Seicento, che ne esalteranno l’indifferentismo religioso, il carattere di guida per gli spiriti forti, la morale individualista e sostanzialmente indipendente dal messaggio evangelico.
1