Il Collège Royal
L'università dell’Umanesimo
Nel 1529 il grande umanista Guillaume Budé propone al re Francesco I di istituire una nuova realtà culturale, un collegio di studi classici, posto al di fuori dell’università. Nel marzo 1530 Francesco I istituisce così il Collège Royal, destinato più tardi a prendere il nome di Collège de France. Alle prime cattedre di greco e di ebraico se ne affiancano ben presto delle altre: di latino, ma anche di matematica, disciplina trascurata in Francia fino al passato recente.
La creazione del Collège Royal, della “trilingue accademia”, è salutata con gioia da tutti gli umanisti d’Europa (“Il fiume di cui il re ha liberato il corso si diffonderà in numerose terre e le renderà fertili”, si diceva), a cominciare da
Erasmo, ed è ricordata anche da Rabelais nel suo
Pantagruel come una tappa fondamentale per la rinascita delle
humanae litterae. E, in effetti, la creazione dei
lecteurs royaux segna una tappa importante nella storia della cultura e dell’educazione francese: i lettori, stipendiati direttamente dal re, tengono dei corsi pubblici, aperti a chiunque vi si voglia iscrivere; il loro insegnamento è sottoposto soltanto al controllo del sovrano, e costituisce una effettiva alternativa alla routine accademica della
Sorbona e degli altri collegi universitari. Anche se gli studi più recenti hanno rimesso in discussione l’idea di una lotta feroce fra i lettori reali e la facoltà di teologia in materia di insegnamento religioso, è certo che il Collège Royal costituisce di fatto, in terra di Francia, la vera grande università dell’Umanesimo, libero contraltare della Sorbona, centro di insegnamento delle lingue classiche e dell’ebraico secondo i criteri più avanzati della nuova filologia.
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