la vita di giordano bruno
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Enrico III
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Pierre de Ronsard
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La mnemotecnica

La “memoria” di Bruno

Il termine mnemotecnica (dal greco μνημη  “memoria” e τέγνη “arte”) designa il complesso degli  espedienti che gli uomini hanno sempre escogitato per aiutare la memoria a ritenere termini, concetti, nozioni altrimenti difficili da associare tra di loro e da ridurre a sistema.
Già i greci e i latini avevano elaborato sistemi piuttosto complessi per facilitare la memoria: ne fanno cenno, ad esempio, Cicerone e Quintiliano, descrittore, quest’ultimo, del metodo “topologico”. Tale metodo sarà analizzato con gran cura di particolari anche da Marziano Capella nell’opera enciclopedica De Nuptiis Philologiae et Mercurii, della quale gli scolastici nel Medioevo mandavano a memoria lunghi brani.
L’importanza data alla memoria per l’insegnamento conosce una straordinaria fortuna durante tutto il Medioevo e ancor più nel Rinascimento. Per limitarsi agli italiani, di mnemotecnica si occupano Pietro Ravennate (Foenix domini Petri Ravennatis memoriae magistri, 1491), Giovan Michele Alberti (De omnibus ingeniis augendae memoriae), Ludovico Dolce (Della memoria, 1562), il domenicano Cosimo Rosselli (Thesaurus artificiosae memoriae, 1579), Giovan Battista Della Porta (Ars reminiscendi, 1602), e naturalmente Giordano Bruno, che, nel De umbris idearum (1582), espone l’Ars Magna di Raimondo Lullo e dà alla mnemotecnica un fondamento metafisico-gnoseologico, pur continuando ad appoggiarsi al sistema topologico-simbolico. Del resto l’insegnamento e lo studio di quest’arte, della cui efficacia egli porta a testimone la sua eccezionale memoria, servono a Bruno anche a sostegno della tesi per cui quel complessissimo sistema che è l’universo può essere racchiuso e simbolicamente compreso in un insieme di elementi per così dire “figurati”, combinando i quali, come fossero le lettere di un alfabeto, è possibile conoscere e comprendere tutto il reale: un microcosmo, insomma, che contiene e racchiude in sé tutto il macrocosmo. Motivi mnemotecnici e problematiche etico-civili, infine, si congiungono nel Cantus Circaeus.





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