Le tre grandi casate
La lotta per il governo
L’improvvisa morte di Enrico II e l’ascesa al trono di Francesco II, sposato a
Maria Stuart, crea una situazione nuova dal momento che il giovane re piomba sotto l’influenza dei congiunti della moglie, Francesco duca di Guisa e Carlo di Guisa, “cardinale di Lorena” e arcivescovo di Reims. Ciò significa l’emarginazione dal potere di Anna di Montemorency, di Antonio e Luigi di Borbone e degli Chatillon-Coligny.
La saldatura fra problema religioso e
problema politico è perciò immediata. La guida del partito che ormai si definisce degli “ugonotti” (da
Eidgenossen-Aiguenots, termine col quale si erano designati a Ginevra i protestanti) viene presa da Luigi di Condé, che possiede doti politiche indubbiamente superiori a quelle del fratello Antonio di Borbone, e che, probabilmente, è l’ideatore della congiura d’Amboise, che prevede di indurre il re a cacciare i Guisa, sostituendoli coi Borbone.
L’allarme politico è assai vivo:
Caterina de’ Medici, consigliata dal Cancelliere Michel de l’Hopital, vara un piano di pacificazione, promettendo la convocazione di un concilio nazionale e autorizzando la professione in privato della fede riformata. L’iniziativa va a vuoto e tutto ciò modifica definitivamente la situazione politico-costituzionale della Francia: avendo il nuovo re, Carlo IX, solo dieci anni, scatta per i Borbone la possibilità di servirsi del meccanismo costituzionale per prendere nelle loro mani il governo e saldare così la partita coi loro avversari. La politica dei Guisa aveva condotto la Francia allo sfacelo; quella dei Borbone costituirà un altro passo in questa direzione.
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