Dicevano di lui
Un Bruno godereccio
Nel gruppo di lettere di
Jacopo Corbinelli a Gian Vincenzo Pinelli spicca certo per cordialità e vivacità quella del 6 giugno 1586, nella quale così si tratteggia il temperamento del Nolano: «Basta che in Inghilterra ha lasciato scismi grandissimi in quelle scuole, et e piacevol compagnietto, epicuro per la vita». Si tratta di un ritratto che presenta Bruno come dotato di un carattere dispostissimo a godere della compagnia dei suoi simili e delle gioie della vita. Una immagine certo in controtendenza rispetto ad una tradizione iconografica di vecchia data e di carattere ideologico, che rappresenta un Bruno dal volto sempre pensoso e corrucciato, quasi consapevole della sorte che l’attendeva. Ma anche una immagine, spregiudicata e godereccia, che ben si accorda con quanto racconta su Bruno Giovanni Mocenigo nella sua prima denuncia agli inquisitori veneti: «mi disse, che gli piacevano assai le donne, e che non avea ancora arivato al numero di quelle de Salomone; e che la Chiesa faceva un gran peccato nel far peccato quello con cui si serve così bene alla natura, e che lui lo aveva per grandissimo merito».