Caterina de' Medici
Separazione del problema religioso da quello politico
Caterina de’ Medici ha la lungimiranza di accorgersi delle conseguenze che le lotte politico-dinastiche avrebbero avuto in Francia per il paese e per la corona e, dopo aver assunto la reggenza, inaugura una politica sostanzialmente attendista, che si fonda sul tentativo di appianare il conflitto religioso evitando nel frattempo che nessuna delle due opposte fazioni nobiliari si impadronisca del potere. La tolleranza per la fede riformata, nella sua prospettiva, è certo un’arma del tutto politica: Caterina non ha né salde convinzioni religiose né reale attitudine a capire le passioni profonde che da tali convinzioni possono scaturire; è però abbastanza scaltra sul piano politico da capire che la carta che può giocare è quella di separare il problema religioso da quello politico, affrontando il primo nei termini di una “
douceur” e il secondo nei termini di una “
severité” che colpisca con vigore gli scandali e le sedizioni.
Il limite di questa impostazione sta nel fatto che la regina ritiene che la monarchia possa effettivamente fungere da arbitra sul terreno religioso, dal momento che le parti in lotta hanno entrambe interesse al suo appoggio. Cioè essa non prende in adeguata considerazione il fatto che, se gli opposti partiti hanno ciascuno convenienza in una collaborazione della corona, la corona stessa ha necessità di appoggiarsi alla grande nobiltà, dal momento che essa non dispone di una forza sufficiente a conferirle un'effettiva capacità di arbitrare il contrasto. Per di più questa politica porta inevitabilmente la corona ad avvicinarsi al partito ugonotto.
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