Le minoranze e la tolleranza religiosa
Pochi processi per eresia
Qual è l'atteggiamento delle autorità ecclesiastiche inglesi nei confronti delle minoranze religiose? Come dirà Francis Bacon, anni dopo il soggiorno londinese del Bruno, la regina
Elisabetta è piuttosto riluttante ad aprire finestre sul cuore dei suoi sudditi. Dal punto di vista teologico, quelle finestre sul credo individuale dei cittadini inglesi si sono discretamente chiuse nel momento in cui la National Church, schierandosi sulle posizioni della religione riformata, ha rifiutato il sacramento della confessione e i tribunali ecclesiastici indagavano, più che sulle opinioni religiose degli individui, sulla loro condotta morale. Contro alle centinaia di processi per eresia che si svolgono in Italia in quegli anni, si registrano in Inghilterra pochissimi casi, tra i quali il più noto è certamente quello riguardante il poeta Christopher Marlowe.
Al di là della propaganda antipapista ufficiale e di un codice penale in linea di principio intollerante, nella pratica la National Church, che rispetto alle altre chiese riformate aveva conservato numerosi elementi della gerarchia e della liturgia romana, si mostrava strutturalmente adatta ad accogliere nel suo seno minoranze cripto-cattoliche. Tanto che, numerosi membri della nobiltà elisabettiana continuavano a essere, più o meno apertamente, cattolici.
Ma qual è l'orientamento dei sudditi di Elisabetta, e in particolare della potente e numerosa fazione puritana, nei confronti delle minoranze?
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