la vita di giordano bruno
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Elisabetta I
Elisabetta I

Nicolò Copernico
Copernico


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Londra
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Viaggio sul Tamigi

Un'esperienza spiacevole

Invitato a cena (e la serata verrà poi raccontata nel dialogo La cena de le ceneri) per discutere con dotti personaggi, fra cui Fulke Greville, Matthew Gwin, Bruno è costretto a imbarcarsi: «Or, benchè fussemo ne la strada diritta, pensando di far meglio, per accortar il camino, divertimmo verso il fiume Tamesi, per ritrovar un battello, che ne conducesse verso il palazzo. Giunsemo al ponte de palazzo del milord Beuckhurst; e quinci, cridando e chiamando oares (idest gondolieri) passammo tanto tempo, quanto arrebbe bastato a bell’agio di condurne per terra al loco determinato, ed avere spedito ancora qualche piccolo negozio. Risposero al fine da lungi dui barcaroli; e pian pianino, come venessero ad appiccarsi, giunsero a la riva; dove, dopo molte interrogazioni e risposte del donde, dove, e perché, e come, e quanto, approssimorno la proda a l’ultimo scalino del ponte».
Il viaggio avviene su una barca molto vecchia, scricchiolante al minimo movimento. I barcaioli, all’altezza del Tempio, accostano e fanno scendere senza tanti complimenti i passeggeri: «E gli venne interpretato, che quei non erano per passar oltre; perché quivi era la lor stanza. Priega e ripriega, ma tanto peggio; perché questa è una specie de rustici, nel petto de’ quali spunta tutti si suoi strali il dio d’amor del popolo villano […] in conclusione, ne gittarono là; e dopo pagategli e resegli le grazie (perché in questo loco non si può far altro, quando se riceve un torto da simil canaglia), ne mostrorno il diritto camino per uscire a la strada [… ] Non era luce alcuna che ne guidasse, non sapeamo far differenza dal camino ch’aveam fatto e quello che doveam fare, sperando ad ogni passo il fine: sempre spaccando il liquido limo, penetravamo sin alla misura delle ginocchia verso il profondo e tenebroso Averno […] risoluti ne andavamo a guazzo a guazzo per l’alto mar di quella liquida bua, che col suo lento flusso andava del profondo Tamesi a le sponde».








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