la vita di giordano bruno
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Elisabetta I
Elisabetta I

Nicolò Copernico
Copernico


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Londra
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La Cabala del cavallo pegaseo

Feroce critica della religione

Cobham aveva tutte le ragioni a temere le posizioni del Nolano in materia di religione.
Il filosofo durante un interrogatorio ai giudici dirà: «In Venezia poi, doppo che sono venuto, non ho mai insegnato dottrine né dogmi eretici; ma solamente ho discorso con molti gentiluomini di cose di filosofia, come da loro medesimi si potrà aver informazione. Anci, quando è occorso raggionare di Germania o d’Inghilterra, io ho biasmato il stato della religione loro, come profano, ignorante e pernizioso alla republica; ed ancora ne ho scritto in diversi miei trattati, come ho detto nelli altri mei costituti e si può veder in quelli».
Bruno non risparmia una feroce critica della religione dei suoi tempi, censurando sia il versante cattolico che quello riformato.
Queste critiche trovano espressione soprattutto nel dialogo la Cabala del cavallo pegaseo. Ragionando della Cabala Bruno in seguito dichiarerà di aver soppresso l’operetta «quia vulgo displicuit et sapientibus propter sinistrum sensum non placuit». Il dialogo è un’amara riflessione sull’asinità, che il filosofo individua come un tratto costitutivo della sua età. Stampata a Londra nel 1585 per i tipi di John Charlewood, la Cabala non è dedicata ad un personaggio ben identificabile, ma si apre con una epistola dedicatoria dal tono scopertamente ironico, in cui Bruno individua nel Nolano don Sabatino Saulino il degno destinatario dello scritto. L’Epistola dedicatoria è seguita da una Declamazione al lettore, in cui Bruno modula temi e immagini tratti da ambiti culturali diversi e, attraverso un ragionamento che si arricchisce di continui riferimenti al testo biblico, finisce per individuare nell’immagine dell’asino l’emblema di ogni posizione incentrata sulla cieca fede e credulità. Sono temi destinati a ritornare nei dialoghi che seguono, dove il Nolano muove dalla messa a fuoco del nesso esistente tra ignoranza e sapienza per portare avanti una feroce polemica contro quelle posizioni scettiche in cui è possibile scorgere, sia pur in forme diverse, un uguale disinteresse per la conquista della verità. Di particolare interesse teorico è il secondo dialogo, nel quale Bruno attraverso le battute dell’interlocutore principale, Onorio, sottolinea l’inconsistenza del mito umanistico della superiorità dell’uomo affermando la sostanziale identità del principio vitale che anima l’universo e che si manifesta in forme e destini diversi a seconda delle differenze insite nel composto materiale cui si comunica.





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